L'Italia che cambia

Come cambia la nostra vita.

L’hanno chiamato summit dei Numeri uno d’Italia. È andato in scena lunedì 8 febbraio all’Hangar Bicocca di Milano e ha raccolto oltre 85 fra imprenditori e top manager di successo.
Oltre ad alcuni contributi dall’esterno, come quello di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca. I numeri uno, appunto, quelli che spingono il made in Italy nel mondo. Una sorta di vertice a cavallo fra futuro e imprenditoria, cultura e innovazione, per i 35 anni della testata Capital del gruppo Class.
Dall’incontro – e dalla lavagna digitale lunga 32 metri che caratterizzava la scenografia – sono uscite decine di contributi raccolti in un manifesto di 10 punti. Dieci messaggi indirizzati al governo che spaziano dal paesaggio alla manifattura, dalla scuola alle tasse.
Come sarà l’Italia del futuro? Quale sarà il suo ruolo nello scacchiere dell’economia mondiale, mai tanto in movimento come in questa fase storica? E ancora, quali settori assumeranno rilevanza? Queste alcune delle domande a cui i principi dell’impresa italiana hanno tentato di dare una risposta fra le architetture pensate da Italo Rota e le opere di Anselm Kiefer.
Fino al 14 febbraio l’installazione multimediale che riassume molti dei punti discussi l’8 febbraio rimarrà a disposizione dei cittadini per poi imbarcarsi alla volta della Cina e degli Stati Uniti.
Cosa occorre, dunque, per produrre il futuro dell’Italia? Anzitutto la tutela del paesaggio, “unico al mondo per bellezza, profondità, coraggio, creatività, generosità, umanità” si legge nel documento finale. Così come lo stile di vita, fatto di creatività, moda, design ma anche di natura e arte. Poi cavalcare la rivoluzione digitale in tutte le sue anime, dai big data all’intelligenza artificiale: “Occorre quindi che questa nuova cultura, unita all’umanesimo di cui il Paese è impregnato, venga diffusa a tutti i livelli, cominciando dalla scuola elementare. Occorre che il primato di secondo paese manifatturiero d’Europa sia difeso e sviluppato proprio grazie alla valorizzazione dei primati, finora conosciuti, nella tecnologia rivoluzionaria del digitale, di cui fa parte anche il primato nelle stampanti 3D”.
Ancora, i numeri uno hanno messo in evidenza il ribaltamento del mercato del lavoro, che avrà bisogno di nuove professionalità, lo sviluppo di innovazione nella manifattura puntando su robotica e automazione per “creare mercati che non esistono”, e altri settori su cui scommettere: scienze della vita, food e agritecnologie per la scienza della nutrizione, packaging innovativo, tecnologie per il ciclo dell’acqua e per quello dei rifiuti, modelli predittivi e supercomputazione applicati a diversi settori, compreso l’ambiente e il sociale, trasporti, automotive e motocicli, tecnologie per i beni culturali e digital humanities.

 

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